I cesti a fondo rotto, sono cesti non molto diffusi nelle vallate alpine del Verbano Cusio Ossola; venivano realizzati in sostituzione ai cavành per alcuni particolari usi: contenere i panni da lavare, i fiori per matrimoni e altre cerimonie religiose, legna e altri materiali pesanti, la merenda per l’asilo.
Anticamente e fino agli anni 50 i panni venivano lavati dalle donne nei lavatoi, nei ruscelli e nei laghi dei paesi rivieraschi. Lenzuola, vestiti e altri tessuti venivano trasportati a mano utilizzando gerle oppure appositi cesti costruiti con castagno e salice, chiamati cùrbele. In sottili fasce di castagno, tapéle, era realizzata la struttura del manufatto mentre l’intreccio veniva realizzato con succhioni di salice scortecciato o con corteccia. Il rivestimento di salice doveva essere molto fitto per proteggere i panni dal tannino del legno di castagno, che li avrebbe sicuramente macchiati. In questo particolare cesto abbiamo ritrovato intrecci a uno, due e tre tessitori. La chiusura veniva realizzata come per le gerle da letame, ripiegando le fasce di castagno su se stesse.
Un’usanza diffusa almeno dagli anni 50 in molti paesi della provincia del Verbano Cusio Ossola era quella di impreziosire le cerimonie religiose (comunioni, cresime e matrimoni) con fiori trasportati in particolari cesti; secondo alcune testimonianze raccolte in alcuni casi venivano noleggiati dai fioristi che fornivano i fiori. I cesti venivano realizzati con fondo, montanti e intreccio in salice oppure alternando montanti in salice con tessitori in nocciolo. Particolarità di questi manufatti era quello di avere una forma a “clessidra” con base rialzata e parte centrale più stretta; il manico era esile e molto lungo per trasportare con facilità il cesto. Molti cesti per cerimonie religiose venivano protetti e abbelliti mediante vernici a smalto bianche.
Il cesto quadrangolare in castagno, chiamato a Premeno scòrba, è interamente costruito in tapéle di castagno. Molto robusto serviva a contenere e trasportare diversi materiali: dalla legna, agli ortaggi e frutti dai campi, fino ai pesci prima della distribuzione. Dimensioni, altezza venivano regolati in base all’utilizzo così come la presenza o meno del manico. Le fasce di castagno avevano spessore diverso a seconda che fossero utilizzate per realizzare la struttura, l’intreccio o il manico. Il materiale veniva intrecciato dopo essere stato 2 o 3 giorni a bagno nell’acqua. Il bordo veniva realizzato con tapéle più sottili e intrecciate tre alla volta; la chiusura ripiegando le fasce di castagno su se stesse.